
Sei ex calciatori italiani su dieci, a cinque anni dal ritiro, sono a rischio povertà. “Scarsa istruzione e investimenti avventati sono i problemi più grandi”, spiega Guglielmo Stendardo, ex difensore, oggi avvocato. Secondo l’ex giocatore, il rischio di vivere al di sotto della soglia di povertà, a 5 anni dal ritiro, riguarda 4 professionisti su 10. La maggior parte di loro possono solo sognare i 30 milioni di euro netti di ingaggio di Cristiano Ronaldo: si devono accontentare di cifre molto più modeste. “Solo il 10% dei circa 3000 calciatori professionisti italiani guadagna una cifra che può permette di non lavorare dopo il ritiro. Tutti gli altri, e farebbero bene a farlo durante la carriera, devono pensare a un lavoro da fare quando i riflettori dello stadio si spegneranno per sempre”. L’assenza di istruzione “il 70% si ferma alla terza media”, il tenore di vita elevato “il ridimensionamento non è semplice” e, la mancanza di educazione finanziaria “in troppi trascurano le più elementari regole degli investimenti: spesso sono errori grossolani di valutazione, ma anche di manager e agenti senza scrupoli che li conducono a rovine finanziarie. Serve una rivoluzione culturale in questo sport”. Ronaldinho, nel 2015, ha visto lievitare una multa fino a 2 milioni di euro; Roberto Baggio ha rimesso 7 miliardi di lire nel 1996 per una truffa orchestrata da alcuni promoter e, Gigi Buffon, ha perso circa 8 milioni di euro investendo nell’azienda tessile Zucchi.
Poca competenza, suggerimenti sbagliati e, assenza di pianificazione, portano a questi risultati. Mi sembra un discorso già sentito. E’ proprio il caso di dire “anche i ricchi piangono”. Forse meglio chiedere ad un consulente. E, se amico, meglio
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