Btp e Cacs: pensavo fosse amore, invece era un calesse

Sta per concludersi il collocamento del Btp Valore, per molti risparmiatori un porto “sicuro”. La domanda fondamentale è “lo è davvero?”

Secondo Bce, banche italiane ed investitori internazionali sono tutt’altro che sicuri. Alcuni numeri per capire meglio. La Bce ha ridotto la posizione in bilancio dell’Italia di oltre 40mld€ (solo nei primi 4 mesi di quest’anno ha venduto tanti BTP quanti ne aveva liquidati in tutto il 2023). E, si stima che le vendite continueranno. Le banche italiane hanno iniziato a vendere BTP dall’Agosto del 2020, arrivando a vendere quasi 110mld€; più di 80 mld solo negli ultimi 3 anni. Gli investitori esteri hanno venduto debito italiano per quasi 80mld€ negli ultimi 3 anni, tornando ai minimi dal luglio 1998.

Negli stessi 3 anni, gliitaliani hanno comprato BTP per oltre 150mld€. Da quanto è iniziato il marketing (vado in crociera) dei BTP Valore, Italia e Futura, lo stato ha raccolto dai risparmiatori italiani 235mld€. Cos’hanno capito i risparmiatori italiani che sfugge a banche ed investitori internazionali?

Eppure è chiaro che investire in titoli di stato italiani significa dare credibilità ad un paese con un debito pubblico di oltre 2.870 miliardi di €uro ed un rapporto debito/pil del 140%. Siamo penultimi in Area Euro, davanti solo alla Grecia. Ironia della sorte, oggi siamo considerati “più rischiosi” della stessa Grecia e, di altri paesi che con l’Italia costituivano i PIIGS (a sottolineare il rischio di investire in questi paesi) e che, al contrario di noi, negli ultimi anni hanno corretto la rotta, risalendo la china, lasciandoci agli ultimi posti in classifica in termini di capacità di rimborso. Il famoso rating.

Quando si investe in un unico titolo, è fondamentale ricordare i rischi cui andiamo incontro: rischio concentrazione, liquidità ed emittente.

Il rischio concentrazione è il rischio da sostenere quando si investe su unico soggetto o, soggetti appartenenti allo stesso settore di attività o, area geografica. Nel 2022 questo rischio si è tradotto ad esempio in una riduzione media di valore di Btp quinquennali e decennali dal 15% al 25% a causa dell’incremento dei tassi da parte della Bce per combattere l’inflazione. Come si capisce facilmente, in quei momenti di volatilità, si è concretizzato il rischio liquidità, cioè che un titolo non venga venduto a un prezzo equo, con bassi costi di transazione ed in breve tempo. Si è infatti verificato l’opposto. Infine, c’è il rischio emittente, di non vedere rimborsato il capitale o, non ricevere gli interessi quando si sottoscrivono strumenti di debito.

Ed è qui che entrano in gioco le CACS, clausole di Azione collettiva che riguardano la possibilità che, in casi di grande difficoltà, lo Stato che ha emesso un’obbligazione possa chiedere agli obbligazionisti di accettare il taglio del valore nominale del titolo (il cosiddetto haircut), oppure una riduzione delle cedole, o ancora l’allungamento delle scadenze. Avete capito bene: investo € 100.000, con tasso e scadenza certi e, in caso di necessità, potrebbero dirmi: te ne rimborserò € 70.000, alla metà degli interessi e, con scadenza più lontana. Fantastico, no?

Le CACs rientrano tra le misure che uno Stato può adottare per ristrutturare il suo debito, nell’eventualità che vada incontro a default. Ed un debito particolarmente alto come il nostro, secondo voi, è immune da questa ipotesi? La Cacs riguardano i titoli di stato con durata superiore ad un anno emessi a partire dal gennaio 2013 e, dal 2022 in poi, sono inserite in tutti i BTP di “ultima generazione”, come Futura, Valore, Italia, tanto pubblicizzati dallo stesso governo per raccogliere danaro e, sostenere un debito pubblico “monstre” che, nel 2024 crescerà ancora, anche per pagare gli interessi di queste ultime emissioni di Btp.

“L’Italia non può fallire” dicono tutti. “E’ sempre andato tutto bene”. Qualcuno aggiunge anche “Impossibile che fallisca: in Italia c’è il Papa!!”

evito di fare previsioni, che non dicono niente sul futuro. Piuttosto, ricordiamoci che “investire è semplice, ma non è facile” (Warren Buffett). Ed allora, piuttosto che aderire ad una “pubblicità semplice”, non sarebbe meglio adottare delle “semplici regole” che rendano efficiente il nostro investimento, evitando i rischi sopra descritti e, tutelando così i risparmi di una vita? e poi, rispondetemi con sincerità: avete mai veramente approfondito quale è stato il rendimento dei Btp rispetto i mercati finanziari globali dal 1970 ad oggi? E, soprattutto, sapete quale tra Btp e mercati globali ha rischiato di più o, è stato maggiormente volatile?

Lavoriamo sulla consapevolezza finanziaria. Forse meglio parlare con un consulente, non credete?

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antonio bellecci

Sono un architetto delle scelte La mia mission: scoprire il tuo perché

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